“Da una proposta cervellotica a una decisione senza cervello. Non vorrei che il Governo sia stato indotto in errore dal pressapochismo di qualche interlocutore. Si tratta di una svista grossolana e priva di motivazioni razionali, alla quale si dovrà porre rimedio”. L’onorevole Giuseppe De Mita è netto nel giudicare negativamente il testo definitivo della riforma dei Collegi elettorali pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 11 agosto. Il decreto 122 del 7 agosto prevede come noto da luglio, quando il testo fu inviato alle commissioni parlamentari competenti per le dovute osservazioni, che Irpinia e Sannio costituiscano un unico collegio, Campania 2. Fatta eccezione però per 9 Comuni irpini ricadenti nel Vallo Lauro-Baianese (Avella, Domicella, Lauro, Marzano di Nola, Moschiano, Pago del Vallo di Lauro, Quindici, Sperone e Taurano). E’ qui che rispetto a un mese fa si registra una novità. Inizialmente i Comuni irpini lasciati fuori erano 13, tutti appartenenti all’ex collegio uninominale di Atripalda. Dopo il lavoro delle commissioni il pezzetto di Irpinia che confluisce in Campania 5 (con realtà come Nola, Acerra, Pomigliano d’Arco, Casalnuovo e Pollena Trocchia) si riduce a nove paesi per un totale di 25mila abitanti.
Resta però sullo sfondo la decisione di dividere la nostra provincia. Scelta che continuerà a suscitare dibattito e polemica perché non si capisce come mai il Mandamento sia stato scisso in due. Avrebbe avuto più logica l’iniziale scelta di tenerlo compatto all’interno del Campania 5, motivando il tutto con ragioni di prossimità geografica al napoletano.
Il nuovo collegio Campania 2 conterà circa 700mila abitanti per un totale 179 Comuni, oltre la metà dei quali ricadenti nella provincia di Avellino che per numeri continuerà comunque a fare la voce grossa sul Sannio. Centosettantanove Comuni su un territorio molto vasto che in termini di rappresentanza chiamerà i futuri candidati, irpini o sanniti che siano, a lavorare duro per coprire tutte le istanze della popolazione. E che cambierà anche, e molto, la fase di campagna elettorale: molto più onerosa dal punto di vista economico e delle energie, molto più difficile da vincere se non ci si è mossi per tempo nel creare “consenso” al di fuori dei tradizionali confini provinciali.