L’Alta Irpinia come comunità dei servizi e comunità operosa. E’ la definizione del territorio che va da Nusco a Monteverde passando per Villamaina e Senerchia formulata circa un anno e mezzo fa dagli attori del Progetto Pilota. Concetti da tradurre sul piano pratico anche attraverso interventi di riorganizzazione della mobilità, da intendere non soltanto come trasporti pubblici, ma pure come viabilità.
Una viabilità che in Alta Irpinia si caratterizza per strade intercomunali spesso in pessime condizioni (come la Monteverde-Lacedonia sulla quale l’Area Pilota prevede di intervenire), e per la presenza di un unico e fondamentale asse viario. Una sorta di autostrada della parte più interna e orientale della provincia: l’Ofantina.
Che fa parlare di sé in occasione di incidenti stradali o nelle nevose giornate invernali, quando bastano pochi fiocchi a far emergere l’inadeguatezza di un’arteria che tocca numerose aree industriali e costituisce la vera via di collegamento con il capoluogo. Ciclicamente si discute della sua messa in sicurezza, della necessità di rendere più agevoli i trasporti da e per gli insediamenti industriali. Di recente hanno ripreso a parlarne anche alcuni circoli del Partito Democratico, coordinati da Pasquale Gallicchio, che hanno scritto al ministero delle Infrastrutture e alla Regione Campania. E lo stanno facendo carte alla mano datate 2002, tirate fuori dal cassetto da Antonio Di Maio del circolo di Calitri.
Nel luglio di quasi quindici anni fa, infatti, la comunità montana Alta Irpinia (su mandato del presidente Gaetano Sicuranza e del sindaco di Calitri Vito Marchitto) approvava lo studio di pre-fattibilità per la realizzazione di una nuova strada Ofantina nel tratto Lioni-Calitri-Candela che nelle premesse spiegava come l’infrastruttura nascesse dall’esigenza di “creare interessi diffusi che coincidono con quelli territoriali…un sistema urbano diffuso, inteso come città territorio, con quel senso di appartenenza a un ambito e una identità comune, in cui l’articolazione dei servizi e delle funzioni tenga conto del patrimonio di diverse realtà”. Altrove definito interdipendente.
Interessate tre regioni (Campania, Basilicata e Puglia) e decine di comuni: Andretta, Aquilonia, Bisaccia, Cairano, Calitri, Conza della Campania, Guardia Lombardi, Lacedonia, Lioni, Monteverde, Morra De Sanctis, Rocca San Felice, Sant’Andrea di Conza, Sant’Angelo dei Lombardi, Teora, Torella dei Lombardi, Villamaina, Rionero in Vulture, Melfi, Ruvo, Rapone, San Fele, Pescopagano, Monticchio, Rocchetta Sant’Antonio, Candela. Più della metà di questi rientra nel perimetro del Progetto Pilota, che però almeno nel preliminare di Strategia non faceva nessun esplicito riferimento a interventi sull’Ofantina preferendo parlare genericamente di adeguamento e miglioramento delle infrastrutture viarie di collegamento all’interno dell’area.
Dalla stima fatta all’epoca erano circa 100mila le persone potenzialmente interessate e si faceva riferimento al trasporto pomodori dalla Puglia alla Campania, al traffico verso le sorgenti delle acque minerali del Vulture e verso la Fiat di Melfi, a quello diretto in Basilicata e nel tavoliere dalla Calitri dei laterizi e delle terrecotte. Una strada al servizio quindi soprattutto dell’industria e dello sviluppo. Oggi il quadro sul versante irpino è mutato: chiusa la ex Fornace calitrana, sono le merci del settore legno a viaggiare lungo l’Ofantina o le pale per gli aerei di Morra.
Il progetto consisteva nel raddoppio del vecchio tracciato per portarlo da due a quattro corsie e nella creazione di un nuovo percorso di 67 chilometri con relativi viadotti e gallerie. Il tutto infrastrutturato con linea elettrica, telefonica, rete a fibre ottiche e illuminazione a energia solare o eolica nei pressi dei nuclei industriali per “fare fronte ai servizi che oggi una industrializzazione moderna e competitiva richiede”. I costi? 660 milioni di euro… nel 2002. Una cifra non esorbitante, se consideriamo che il solo tratto irpino dell’Alta Capacità Napoli-Bari costa circa 2,6 miliardi, ma neppure modesta.
Non se ne fece nulla. Adesso il progetto torna alla ribalta, ma fare ipotesi sulla possibilità che gli interlocutori scelti dai circoli PD possano rispondere alle sollecitazioni è molto difficile. Sarebbe un’ulteriore grande opera sull’asse Tirreno-Adriatico dopo i binari dell’Alta Capacità e investire su di essa potrebbe ancora oggi non risultare una priorità. Ma mettiamo che la proposta venisse approvata, dovremmo fare i conti con i tempi di realizzazione che potrebbero fare della nuova Ofantina una nuova ed eterna Lioni-Grottaminarda.