Sei giornate studio con altrettanti temi, tutti incentrati sulla riattivazione dei borghi. Tornano in Irpinia, dal 13 al 19 settembre, gli studenti del master universitario di II livello in “Architettura e progetto per le aree interne. Ri_Costruzione dei piccoli paesi” della “Federico II” di Napoli. Dopo essere stati a luglio in visita al sito archeologico di Compsa a Conza della Campania, a Quaglietta e a Lioni, docenti e allievi dell’università partenopea saranno tra Cassano Irpino, Castelvetere sul Calore e lo stesso borgo medievale quagliettano per una settimana di workshop internazionali. Il 13 si parte con Mario Cucinella, curatore del padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2018, che parlerà di aree interne e contrasto allo spopolamento. Il giorno dopo Franco Dragone porterà il caso di Cairano a confronto con le esperienze virtuose dei borghi di Ostana, Zungoli e Santo Stefano di Sessanio. Il 17 Carlo Gasparrini del Diarc di Napoli e Massimo Crotti del Politecnico di Torino approfondiranno il tema del rischio sismico; il 18 opere e progetti in Irpinia e Svizzera a cura di Marco Ryter architekt; il 19 chiusura con Generoso Picone e la professoressa Lilia Pagano che discuteranno sulle delocalizzazioni in Irpinia.
Sabato 15, inoltre, focus sulle stazioni della Avellino-Rocchetta. Per l’occasione, sarà attivo un treno turistico diretto alle sorgenti di Cassano Irpino. Su quei vagoni viaggeranno anche gli stessi studenti del master e ci permettiamo di suggerire loro di riflettere su un’evidenza che pure il direttore di Fondazione Fs, Luigi Cantamessa, aveva segnalato recentemente in un incontro a Lioni con gli amministratori dei comuni ricadenti sulla tratta ferroviaria. La linea turistica Avellino-Rocchetta ha senso non soltanto nella misura in cui le comunità si dimostrano dinamiche e capaci di fare proposta e accoglienza turistica, ma anche se si agisce sulla cura del paesaggio. In occasione della riapertura dell’intera tratta da Avellino fino a Rocchetta, lo scorso maggio, avemmo modo di constatare in prima persona che tra un paese e l’altro, tra una stazione e l’altra, ciò che si ammira dai finestrini del treno è spesso una natura selvaggia, confusa e disordinata mista a manufatti e interventi umani di dubbio gusto estetico. Soprattutto lungo il tratto di ferrovia compreso tra Avellino e Lapio. Ci auguriamo che, ragionando di stazioni, i futuri architetti delle aree interne possano riflettere anche su come intervenire su questo aspetto.
In attesa dei contributi dei workshop internazionali in programma, una prima considerazione intanto è già possibile e riguarda, in particolare, l’Alta Irpinia. Si sta facendo davvero un gran ragionare, c’è a livello teorico un grande sforzo cognitivo, da qualche anno sul futuro di questo pezzo di territorio. Lo si sta facendo apparentemente in modo sparso, con iniziative della politica (vedi Progetto Pilota), delle università, di personaggi noti (vedi Dragone o Capossela), dell’imprenditoria. E’ un dinamismo che non può che fare bene e che quanto meno ha messo al centro del dibattito pubblico, al di là dei confini altirpini, questa parte di Mezzogiorno che si sente poco napoletana, che guarda con scetticismo a Salerno, ma pure ad Avellino, con distacco alla Puglia, che in fondo è anche un po’ Lucania. Si spera che però prima o poi (più prima che poi), tutto questo parlare e riflettere possa trovare approdo in un disegno organico e che, soprattutto, siano finalmente i privati a mettersi in gioco. Anche perché i tempi dell’intervento della mano pubblica, come dimostrano le cronache dell’area pilota, restano lunghi e la teoria, se rimane per lungo tempo non praticata, rischia di diventare obsoleta.