Forse qualcosa attorno al referendum NO TRIV potrebbe muoversi. La mobilitazione sembra essere partita. Una mobilitazione che, come dicevamo ieri, dovrebbe avere la capacità – per essere vincente – di mettere in moto attorno al tema anche i territori non direttamente o strettamente interessati dalle trivellazioni. In Campania, quello napoletano su tutti.
Appare perciò positiva la presa di posizione sui social network dell’europarlamentare puteolano Massimo Paolucci. “Ieri il Consiglio Regionale della Campania ha dato, all’unanimità, il via libera a depositare in Cassazione i quesiti per il referendum abrogativo degli articoli dello Sblocca Italia che autorizzano le trivellazioni per la ricerca e l’estrazione del petrolio sulla terra ferma fino a 12 miglia dalla costa, bypassando completamente il parere degli enti locali – scrive il deputato PD che a Bruxelles siede anche in commissione Ambiente – Analoga decisione è venuta dai Consigli Regionali di Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria e Molise. È un’iniziativa dal valore pratico e simbolico fondamentale che va pienamente sostenuta. L’estrazione delle materie prime ha a che vedere con la qualità dello sviluppo che un Paese vuole costruire in un settore decisivo come quello energetico. Ed è allo stesso tempo, un fattore che fortemente va ad impattare anche sulla qualità dello sviluppo territoriale, soprattutto in luoghi, come quelli delle Regioni del Centro-Sud, dove la qualità ambientale costituisce un fortissimo valore aggiunto. Sarebbe, quindi, impensabile escludere gli enti locali e le popolazioni che in quei territori ci vivono da qualsiasi tipo di parere e/o discussione. L’esperienza, per giunta, ci insegna che dove questo è avvenuto si sono prodotti i ‘migliori’ disastri in campo ambientale ed economico. Per questo la battaglia per i referendum sulle trivellazioni ci riguarda molto da vicino. Ridurla ad una battaglia di principio o alla sindrome del Nimby (Non nel mio cortile) è un modo per sottovalutare o non affrontare la questione. Riguarda – conclude – il tipo di futuro che vogliamo costruire e il mondo che vogliamo lasciare in eredità alle giovani generazioni, alla responsabilità che sentiamo verso di loro”.
Dichiarazioni che sembrano in linea con le richieste avanzate già nel pomeriggio di ieri dal Comitato No Trivellazioni Petrolifere Irpinia. “Si intervenga con profonde riforme normative su tutta la disciplina delle trivellazioni su terraferma (ferma agli anni 50) e che si agisca per definire forme di salvaguardia efficaci per le aree interessate da risorse naturali strategiche e da produzioni agricole di qualità in una prospettiva di rilancio delle aree interne” – commentavano sfidando in qualche modo la politica NO TRIV a fare sul serio e a sentirsi a pieno titolo parte e responsabile della battaglia: “Vediamo quanto saranno bravi e forti i nostri governanti a dare seguito alla loro azione politica anche sostenendo il voto ai referendum”.