I migranti come merce di scambio economico e ideologico, l’accoglienza come business. “Il sistema di accoglienza in Italia. Esperienze, resistenze, segregazione” vuole raccontare proprio questo e vuole rompere questa struttura che, di conseguenza, lascia i migranti nell’ombra. Lo fa partendo dalle diverse esperienze degli stessi autori, e raccogliendo le storie di chi vive, nel silenzio, l’attuale situazione italiana caratterizzata da quella che può essere definita non-accoglienza.
Il libro, un testo collettivo scritto da mediatori e mediatrici culturali, attivisti e attiviste, ricercatori, avvocati, e operatori del settore. Realizzato, dunque, dall’interno dello stesso sistema di accoglienza. Sarà presentato venerdì 12 ottobre presso la sede dell’associazione Comunità Accogliente a Mercogliano. Interverranno il curatore Gennaro Avallone, docente Unisa, e altri due autori, Pierre Dimitri Meka e Adele Galdo, mediatore e coordinatrice dello Sprar Valeria Solesin di Torrioni, esempio di vera e propria accoglienza, organizzata mettendo al centro innanzitutto quell’umanità che cercano coloro che arrivano nella nostra terra.
“Partendo dal libro – spiegano i volontari di Comunità Accogliente –, l’obiettivo è quello di avviare insieme ai migranti, agli autori del testo e a quanti vorranno partecipare, una riflessione condivisa sulla situazione italiana dell’accoglienza, alla luce anche delle ultime azioni governative”. Novità legislative che hanno introdotto misure di controllo eccessive per i lavoratori che si occupano dell’accoglienza, e che impediscono loro la costruzione di relazioni positive con i migranti. E soprattutto che portano questi ultimi all’isolamento, alla paura e alla difficoltà di integrazione sociale e culturale.
Una riflessione che riguarda anche il giro di affari che si è creato attorno al sistema dei centri d’accoglienza, alle cooperative che hanno lucrato, e continuano a farlo, sulla vita di esseri umani. Forse è proprio la dimensione umanitaria ciò che è stato dimenticato e ciò che gli autori, ma soprattutto i volti dei tanti migranti, vogliono riportare all’attenzione dell’opinione pubblica. I rifugiati, i richiedenti asilo sono persone. Con un passato che il più delle volte non viene ascoltato. Con capacità, conoscenze, titoli di studio e professionali che non vengono riconosciuti. Condizioni che creano quello che viene definito nel libro “razzismo istituzionale”, che rende il migrante una persona senza autonomia e quindi impossibilitata alla costruzione di un futuro.
Éciò che gli autori intendono denunciare. Ascoltando ogni giorno le storie dei rifugiati, vivendo i loro stati d’animo, vogliono rompere quel silenzio che continua a ricoprirli di indifferenza e, purtroppo, talvolta anche di disprezzo. Con muri innalzati e forme di segregazione. Lo stesso silenzio che, invece, fa rumore e assume i contorni della disperazione in chi sente dire “li rimandiamo indietro”, o “chiudiamo i porti, poi anche gli aeroporti”. Come fossero pacchi da collocare in qualche posto o da rispedire al mittente.
I contributi di Yasmine Accardo, Ex-Opg Je So’ pazzo, Rocco Agostino, Vanna D’Ambrosio, Karima Sahbani, Adele Galdo, Salvatore Casale, ASD Atletico Brigante, Daouda Niang, Pierre Dimitri Meka, Alagie Jinkang e Gennaro Avallone vanno verso il superamento dell’attuale sistema di accoglienza, l’unica soluzione per un miglioramento delle condizioni fisiche e psichiche dei richiedenti asilo e dell’intera comunità. Insieme all’abbattimento di quelle politiche razziste e xenofobe che si stanno facendo strada in Europa e in Italia, talvolta alimentate dall’ignoranza e da una politica che, attraverso allarmismi infondati e condanne ingiuste, mira all’individualismo, all’egoismo. Quello che questo testo ci vuole ricordare, anche se dovremmo saperlo a prescindere, è che ci sono diritti da rispettare e rivendicare in nome della giustizia sociale e dell’umanità. Umanità che non dovrebbe essere ricercata, ma elemento, o sarebbe meglio definirlo sentimento, basilare in una società civile.