“37 anni sono tanti, troppi, così come sono stati troppi gli anni impiegati per realizzare questa struttura, inaugurata solo nel 2004“. Gennaro Migliore, sottosegretario alla Giustizia, questa mattina è stato al carcere di Sant’Angelo di Lombardi per la cerimonia di intitolazione del penitenziario a tre agenti di custodia rimasti vittima durante il servizio, la sera del terremoto del 1980. “Un evento che ha segnato la storia d’Italia, che ha dato vita a uno straordinario moto di solidarietà, che innescò il processo di creazione della Protezione civile nazionale – ha dichiarato – ma che ha anche messo a nudo l’inefficienza della macchina dei soccorsi e dello Stato. In quel terremoto persero la vita tre eroi che fino all’ultimo svolsero il loro compito e la cui memoria avevamo il dovere di non consegnare all’oblio e onorare, come il direttore Massimiliano Forgione ha testardamente voluto in questi anni”.
Da oggi la casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi è l’unico caso in Italia di carcere che porta il nome di tre persone: Gennaro Bartolo, Lorenzo Famiglietti e Remo Forgetta. Questi i tre agenti che la sera del 23 novembre 1980 rimasero vittime delle macerie mentre nessun detenuto perse la vita. I loro familiari hanno ricevuto direttamente dalle mani del sottosegretario il provvedimento ufficiale di intitolazione del carcere. “Le nostre vite sono legate a Sant’Angelo dei Lombardi”, hanno sottolineato con la voce rotta dall’emozione. Presenti i sindaci dei Comuni di Villamaina, Apice e Galluccio, comunità di origine dei tre. In sala anche i primi cittadini di Sant’Angelo dei Lombardi Rosanna Repole, di Calitri Michele Di Maio e Teora Stefano Farina. Con loro il provveditore regionale della Campania Giuseppe Martone, il prefetto Maria Tirone, la presidente del Consiglio regionale Rosetta D’Amelio, il direttore generale dell’Asl Maria Morgante, il Garante dei detenuti Samuele Ciambriello, i vertici delle Forze dell’Ordine locali.
“Per noi contano gli uomini, non i loro reati”, ha sottolineato il direttore Forgione nel suo intervento iniziale. Un discorso centrato sul sacrificio compiuto da quegli uomini in divisa e sul valore educativo e riabilitativo del carcere. Una struttura che Santi Consolo, capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, ha definito “un’eccellenza di cui si parla sempre troppo poco. Questo penitenziario è un esempio e lo dobbiamo alla dedizione dell’amico Forgione che si è speso ogni giorno della sua vita con grande disponibilità e sapendo coinvolgere tutti, facendo sentire tutti parte della stessa missione”.