A un mese dal voto la notizia più triste è che i principali canali televisivi stiano continuando ad ignorare l’appuntamento referendario. Altrettanto triste è il fatto che qualche anchorman e anchorwoman abbia criticato questa tendenza ma non abbia ancora dedicato una puntata ad hoc in questo o in quel salotto. Inevitabile la reazione degli attivisti No petrolio, che sui social stanno invadendo le bacheche con una massiccia campagna per il “sì” all’abrograzione della norma filo-trivelle in mare. Una campagna che appare poco coordinata ma risulta poderosa sugli schermi di pc e smartphone.
Trovate fantasiose, fotomontaggi, slogan, hashtag, link con le visioni di esperti più o meno autorevoli. Ma soprattutto infografiche. Felici o poco felici, efficaci nel comunicare cosa si voterà. Oppure poco efficaci, davvero semplicistiche. C’è di tutto. I riferimenti maggiori sono al territorio, alla natura. Geniale per esempio la grafica di “Casa Surace”, nota pagina che ha fatto dei rapporto Nord-Sud e modernità-ruralità il proprio marchio di fabbrica insieme al “Terrone fuori sede”. Una bella trovata, la foto è in basso. Simile a quella della pasta “La Molisana”. Marketing ambientalista fine, molto legato a un territorio, il Molise, che rientra in pieno nell’argomento della consultazione.
Negli ultimi giorni sta invece spopolando il “Trivella tua sorella”. Allo stesso tempo stanno aumentando le critiche contro lo spot. Giudicato sessista, antifemminista. “Ancora una volta viene utilizzato il corpo della donna”, è il commento negativo che si sta diffondendo. E altri invitano a riflettere. “Il messaggio non spiega niente del referendum“. Più o meno sulla stessa scia del “Trivella tua sorella” c’è invece la campagna “Le mie tette votano sì”. O se preferite #Boobsaganistoil.
Messaggi che provano ad attirare l’attenzione perché secondo ulteriori rilevamenti solo una minoranza di italiani sa che il 17 aprile ci sarà il referendum. Tutto si può dire, tranne che le testate online non si stiano occupando della questione: anche quelle principali. Il problema resta la tv, principale canale di informazione per una larghissima fetta di popolazione. In altre parole, tette o non tette, le campagne belle o brutte potrebbero incidere poco sul quorum. A giorni partirà il volantinaggio da parte di molti comitati, come quelli irpini, che cercheranno di raggiungere il quorum anche solo nel proprio territorio di riferimento.