All’inizio poteva sembrare argomento ostico, slegato dalle esigenze della gente. Per la verità il soggetto Azienda Forestale appare ancora tale. Al tavolo della Città Alta Irpinia, definizione ribadita carte alla mano dal presidente Ciriaco De Mita all’esperto romano di montagne e foreste Luca Lo Bianco, inizia il percorso che porterà alla nascita dell’azienda. Azienda vuol dire soggetto economico, che intende fare utili. Ma non per questo non sarà beneficiario di risorse economiche pubbliche.
Per la quantità di fondi previsti (non parliamo certo dei miliardi piovuti con l’industrializzazione post-terremoto, ma comunque qualcosina arriverà), la forestazione diventa azione cardine dei Progetto Pilota. Più della sanità, per adesso più della scuola. Intervento importante anche perché incide – positivamente o negativamente, questo lo dirà il tempo – sul territorio, sui boschi, sulle montagne. Al momento si è ancora lontani dalla definizione delle attività previste. C’è una fase di studio finanziata con 200mila euro. Si parla di biomasse ma anche di cura di bosco e sottobosco. C’è un po’ di tutto nella misura regionale di riferimento. Supporto alla competitività delle filiere agricole, forestali e zootecniche; promozione e valorizzazione della capacità di attrazione del turismo rurale; salvaguardia degli elementi del paesaggio agro-forestale; valorizzazione e gestione delle risorse ambientali e naturali; sostegno alla produzione di energia da fonti rinnovabili.
Sarà compito del soggetto capofila, la Fondazione Montagne Italia insieme ai sindaci e ai partner che saranno individuati tra i proponenti, stabilire la qualità e la quantità delle azioni tra gli alberi o sui crinali. A proposito. Siamo ancora in attesa della pubblicazione dell’elenco di chi ha espresso la volontà di aderire. Lunedì l’elenco è stato chiesto dai sindaci, vedi Luigi D’Angelis, ma non è stato ancora pubblico. Sappiamo che hanno spedito la documentazione il gruppo Iavarone, la Federico II, Confimprenditori, il Wwf…
Tutto lascia pensare che si tratti di un progetto a medio termine in cui le imprese reciteranno la parte del protagonista. Ma parlando di ambiente non mancherà l’occhio di chi sull’ambiente e con l’ambiente ci lavora. Sono coinvolti i Comuni che ospitano quantità rilevanti di patrimonio boschivo. E a seguire altri. E da ciò che si è stabilito i comuni “senza bosco” parteciperanno comunque ai vari tavoli. Con quale ruolo? Si vedrà. La visione del vertice è quella di limitarne il potere eventuale di veto, anche se c’è chi fa notare come nell’accordo di programma quadro si parli di tutti e 25 i Comuni senza distinzioni. La questione è delicata, molto. Giusto che tutte le realtà si sentano coinvolte e svolgano in un certo senso il ruolo di controllori. Dall’altra parte, a quanto è sembrato di capire, c’è comunque l’esigenza di velocizzare i percorsi perché ai 65mila abitanti dell’Alta Irpinia venga data una prospettiva di lavoro. Sì perché di questi tempi non son molte queste prospettive. Sul turismo e sui beni culturali le risorse che arriveranno nell’ambito del progetto pilota andranno in prima battuta più ai tecnici che ai giovani. Nel senso che ristrutturare un bene non significa gestirlo. La gestione è un’altra storia. E ammesso che tra due anni tutta la rete museale e naturale sia pronta, ci vorrà del tempo per mettere a regime economico il tutto. E poi non significa che il tutto possa funzionare…