Ad ascoltare le parole di Ciriaco De Mita nelle vesti di presidente della Città dell’Alta Irpinia, martedì pomeriggio a Nusco, è sembrato fosse passato un secolo da quel 7 marzo 2017 nel quale, nella stessa sala consiliare davanti a fotografi e telecamere, il sindaco nuscano e il governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca firmavano il protocollo che destinava 200 milioni di euro al Progetto Pilota altirpino.
Era la prima sperimentazione della Strategia nazionale Aree interne a partire in Campania, una delle prime in Italia, e di lì a qualche mese sarebbe arrivato anche l’ok romano al disegno per la riorganizzazione dei servizi e lo sviluppo dell’Alta Irpinia pensato dai sindaci di 25 Comuni per combattere lo spopolamento.
De Mita e De Luca in quella circostanza fecero ricorso a strette di mano, sorrisi e ironia. “La Regione pensava che 100 fossero tanti, io credo che 200 milioni di euro siano anche pochi“, disse il sindaco dopo la firma del protocollo. “Ho accettato per sfinimento mio e di Grazia Falciatore (responsabile della spesa dei fondi europei a Palazzo Santa Lucia, ndr)“, fu la replica del presidente salernitano. Nel calderone rientravano l’azienda forestale, ad esempio, ma pure altri oggetti di finanziamento, correlati più o meno direttamente alla Strategia altirpina. C’erano fondi per il distretto turistico, la ferrovia Avellino-Rocchetta, la ciclovia dell’Acquedotto Pugliese. Inoltre, fu chiaro a molti che l’utilizzo delle risorse dovesse rientrare negli schemi tradizionali di spesa dei fondi europei: pubblicazione bando, scrittura progetto, presentazione domanda, approvazione – realizzazione e rendicontazione dei lavori.
Da allora di acqua ne è passata sotto i ponti e la Strategia altirpina è entrata nel vivo, in quella fase operativa che dopo lo sforzo ideativo iniziale richiede di piegare le aspettative alle regole dei bandi, dell’Europa, dei tecnocrati. E che costringe a scontrarsi con la realtà. De Mita nella sua lunga invettiva contro la Regione Campania non ha nominato mai direttamente De Luca. Ha parlato di funzionari, si è detto persuaso della bontà dei consigli della dottoressa Falciatore, ma che il rapporto di fiducia tra Nusco e Napoli si sia incrinato è evidente.
Da almeno quattro riunioni il delegato regionale alla Città Alta Irpinia Domenico Liotto non è presente alle assemblee. Coincidenza o meno, non è dato saperlo. Però l’ex premier ha detto senza fronzoli: “Se a decidere è Napoli, facciamo cose diverse da quelle pensate. Non possiamo accettare questa subordinazione all’idiozia”. Poi ha aggiunto: “Parlate con uno con la testa già per metà nell’aldilà, ma dobbiamo cambiare questa perversa iniziativa utilizzando i criteri regionali, ma piegandoli alle nostre esigenze”.
La sensazione è che, se gli annunci dovessero trovare conferma, gli ultimi mesi da sindaco di De Mita saranno segnati dal fuoco di fila su Palazzo Santa Lucia e dintorni. Il presidente non ha nulla da perdere, del resto.