In gruppi da almeno dieci persone si alternano da giorni davanti ai cancelli della ex Ocevi Sud. Sono Felice, Aniello, Angelo, Tony e altri 94. Hanno quasi tutti tra i 40 e 50 anni. A casa, ad attenderli al rientro dagli strani turni di lavoro di questo inizio di maggio, ci sono mogli, mariti, figli. “Mutui, problemi, cose comuni a tutti. Non c’è neppure bisogno di chiederlo”, ammette Angelo Saporito di Lioni.
E’ dall’Alta Irpinia e dalla provincia di Avellino in generale che proviene quasi il 90% dei lavoratori della OCM, azienda dell’area industriale di Nusco, acquisita nel 2010 dal gruppo piemontese che fa capo a Fabrizio Cellino e oggi a rischio chiusura definitiva. Mentre la primavera nel sito industriale altirpino fiorisce, le prospettive di lavoro appassiscono per queste 98 tute blu.
“Dal 10 maggio sono partite le prime comunicazioni di licenziamento – spiega Felice Moscillo, Rsu aziendale – La proprietà sfugge al confronto, non si è presentata in Prefettura, ha accelerato sulla mobilità nonostante noi lavoratori avessimo dato disponibilità alla costituzione di una newco”. La situazione sarebbe precipitata nelle ultime ore. “Ieri sono arrivati i camion e alcuni clienti della fabbrica, hanno caricato il materiale che ci avevano commissionato. Non sappiamo se stanno portando via anche i macchinari”, continua Felice. Nello stabilimento, ad altissima rappresentanza UGL, un tempo si producevano componenti per CNH e Volvo, di recente si era al lavoro per 50 carrelli commissionati dalla ex Ansaldo Breda. Dalle auto ai treni, insomma. “Quando arrivò in Irpinia Cellino annunciò di non aver mai licenziato in massa in 60 anni di storia aziendale” – ricordano gli operai.
Aniello intanto mangia pane e cioccolato: è quasi mezzogiorno. I compagni sorridono, si cerca di sdrammatizzare. Sotto la tenda allestita con le bandiere del sindacato e i cartelli che irridono Cellino, si confabula. Nel pomeriggio una delegazione andrà ad Avellino per incontrare l’ex segretaria Ugl Renata Polverini, oggi vicepresidente della commissione Lavoro alla Camera. Tony Del Sordo, uno dei più giovani, è chino su un lenzuolo bianco: lo trasformerà in striscione. L’ennesimo striscione da mostrare fieri perché a quelle frasi è affidata tutta la loro delusione e la loro richiesta di aiuto. Li hanno esposti non a caso durante il passaggio della carovana del Giro d’Italia mercoledì scorso. Delusione, appunto. Tanta.
“In questi anni ci siamo tagliati lo stipendio, siamo venuti incontro a tutte le richieste della proprietà per ridurre i costi. Purtroppo – continuano amareggiati – non è servito a nulla. Hanno trasferito altrove le commesse, all’estero, e ora non accettano neppure la nostra proposta di entrare nell’azionariato”. Che Cellino fosse un imprenditore del Nord, che fosse a capo di un gruppo fortemente piemontese, era noto sin dal 2010. “E’ vero, ma a noi raccontò di voler lavorare con il territorio e per il territorio. E in effetti l’Ansaldo è qui, in Campania; i presupposti ci sarebbero per andare avanti”. La battaglia quindi non si fermerà: bisogna arrivare a Roma, cosa che potrebbe avvenire nei prossimi giorni per l’interessamento della Regione Campania e della stessa Polverini. Ci sperano gli operai e le loro famiglie, perché la ex Ocevi Sud, oggi OCM, domani deve avere ancora vita. “Quest’area industriale è sempre più un deserto. Qui intorno a qualcuno gira bene, sono arrivati anche gli americani (alla Desmon, ndr) – spiega Angelo – Ma altri sono in difficoltà da anni”.
La legna è pronta per un’altra notte, c’è la birra, ci sono i cartoni di pizza: segni che quella tenda di colore blu è destinata a durare. Alessandra, un bimbo a casa e un’altra creatura in grembo, arriva intorno alle 12.30. “Io ad Avellino non posso venire”, precisa. E’ una delle quattro donne dello stabilimento. “Il sindaco di Gesualdo ci sarà”, riferisce nel frattempo uno dei presenti e la lista viene aggiornata. E’ l’elenco dei primi cittadini dell’area altirpina e ufitana che lunedì alle 10 parteciperà all’assemblea con tutti i lavoratori sul piazzale antistante la fabbrica. Nell’area industriale nuscana il vento soffia con forza, una pattuglia della polizia passa per assicurarsi che tutti stiano bene.