Sembra un film già visto nel resto d’Italia, eppure c’è la sensazione che neanche questa volta cambierà il finale. Dopo l’alluvione in Campania, con il Sannio martoriato che piange due vittime e Benevento allagata, puntuali arrivano le polemiche. Questa volta tra il sindaco sannita Fausto Pepe e il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio. “Bollino arancione vuol dire piogge moderate e non certo alluvione”, ha detto il primo. Mentre Curcio ha risposto: “Quel territorio era in allerta, il sistema di allertamento deve produrre azioni sul territorio, bisognerà vedere se quelle azioni sono state fatte e come sono state fatte”. Sembra Genova o una delle tante catastrofi italiane. E intanto anche l’Irpinia ha subito danni pesanti. Le foto di piazza Kennedy sono identiche a quelle scattate dopo altre piogge. Mentre la valle del Calore farà la conta dei danni, così come faranno Atripalda e dintorni. Oggi si continua a ripulire strade, abitazioni, mentre si teme per il fiume Volturno a Benevento. I volontari sono al lavoro a supporto delle forze dell’ordine che hanno operato per 24 ore senza sosta.
E nel film già visto ci sono anche gli appelli, spesso inascoltati, del geologi che si sono ritrovati a Bologna nell’ennesimo convegno a favore della prevenzione. “I fiumi esondano perché abbiamo un territorio consumato che non riesce più a mantenere. Sono in atto cambiamenti climatici ma non così veloci e non sempre così intensi come si possa pensare”. Così Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi.
Nella miriade di enti che a vario titolo si occupano di fiumi, ci sono i percorsi che stanno nascendo in Irpinia. I contratti di fiume appunto. Quello dell’Ofanto è a buon punto, si aspetta solo la firma definitiva dell’accordo promosso dal Gal Cilsi. Sul Sabato ci sono difficoltà causa inquinamento. Ma anche qui il Gal Partenio sta attivando varie procedure. Il punto è che questi incontri, che mirano a creare un piano di azione sui corsi d’acqua per messa in sicurezza e sviluppo socio-economico sulle sponde, non stanno ancora avendo l’attenzione necessaria. Si tratta di tavoli tra tecnici che non sono ancora arrivati ad avere la risonanza dovuta. E, soprattutto, l’attenzione della politica. Ma sono tavoli che possono diventare sintesi e luoghi ideali per una discussione più generale, alla quale è auspicabile che prendano parte, sempre, i rappresentanti degli enti competenti e della politica che decide. Sarà retorico dirlo, ma non è più tempo di rimandare questi discorsi. Ad oggi i contratti di fiume possono rappresentare parte della soluzione e soprattutto stimolo per azioni più strutturate.