“Se non conosci se quello che fai è positivo o negativo, non puoi decidere. Ma nella conoscenza c’è una grande responsabilità”. Pino Aprile, giornalista e scrittore di saggi sulla questione meridionale e post unitaria, ha fatto visita nel pomeriggio al carcere di Sant’Angelo dei Lombardi per il primo appuntamento del progetto “Caffè letterario” coordinato da una delle assistenti volontarie della struttura penitenziaria, Gelsomina Monteverde. L’autore di “Terroni” ha raccontato che la genesi del suo libro ha richiesto 30 anni di riscritture e autoanalisi, mosse dalla progressiva presa di coscienza che la storia raccontata sull’Unità d’Italia non era veritiera. “E’ stata aperta una finestra nella storia, i nostri eroi erano stati a lungo vilipesi e dimenticati”. Aprile ha voluto lanciare un messaggio di speranza ai detenuti del carcere diretto da Massimiliano Forgione, citando Peppino Impastato che diceva “Per sconfiggere il male basta insegnare la bellezza”. Se è vero, come ha sottolineato lo scrittore, che c’è un reddito al di sotto del quale “si finisce in prigione”, regola che vale per l’Italia ma pure per gli Usa ad esempio, è altrettanto vero che “la vostra vita non è finita, che è sbagliato pensare che per fare bisogna avere. Il vostro peggior nemico siete voi stessi”, ha ammonito.
Durante l’incontro, moderato da Pasquale Gallicchio, i detenuti hanno letto alcuni scritti, cantato alcuni brani della tradizione meridionale e napoletana e “intervistato” Pino Aprile. Interventi scaturiti dalla lettura preparatoria di “Terroni”. Enrico Farina, responsabile dell’area educativa, ha precisato: “Il progetto, come altri realizzati del carcere sono frutto della convinzione che questo possa essere ed è luogo di costruzione della personalità”. Un concetto ripreso dalla consigliera regionale del PD Rosetta D’Amelio: “Qui possono esplicarsi le vostre potenzialità, attraverso le diverse attività organizzate dalla direzione”.